Oggi destinazione Mattlidens skola, l'istituto si trova nella
vicina città di Espoo. Inutile parlare
dei trasporti, metropolitana, autobus,
in perfetto orario. Verrebbe fuori l'anima meridionale che invidia l'efficienza
nordica. Arriviamo alle 9 e troviamo tutti gli alunni in classe, fuori dalle
aule cappotti e scarpe. Mattlidens è quello che noi definiremmo un istituto comprensivo,
con asilo nido, scuola materna, elementare e scuola media inferiore e superiore.
In tutto sono circa 700
gli alunni e un'ottantina gli insegnanti . L'edificio è colorato, grande,
accogliente.
All'ingresso troviamo ampi corridoi, dei ragazzi studiano a gruppetti di due o tre, comodamente
sdraiati su divani. Qualcuno si toglie le scarpe e con le gambe accavallate
lavora al computer .
Ci riceve Carita Nyberg, la vicepreside. Carita è di madrelingua
svedese, così come la maggioranza degli
studenti dell’istituto. La scuola è una scuola pubblica speciale. E’ in svedese
infatti che tutte le altre discipline
sono insegnate e il finlandese si studia come seconda lingua. Dalla seconda
elementare, quindi dagli otto anni d’età, si studia l’inglese, che tutti
utilizzano qui con naturalezza, anche la signora Nyberg. Dunque gli allievi
della scuola sono in prevalenza figli di famiglie miste – svedesi-finlandesi -,
ma anche semplicemente ragazzi che vogliono essere in grado di padroneggiare
entrambi i sistemi linguistici. Chi parla lo svedese trova più facilmente
lavoro ed ha più possibilità di carriera. Tutto in Finlandia, dalle
targhe delle strade alle indicazioni al supermercato è scritto nelle due lingue
e la Svezia, a lungo in passato tirannica dominatrice del paese, è il primo
partner commerciale dei finlandesi.
Carita,
a questo punto ci affida ad un gruppo di alunni che ci guideranno nella visita
alla scuola. Età media 16 anni, senza difficoltà rispondono in inglese a tutte
le nostre domande.
Al fianco degli insegnanti delle discipline ci sono degli insegnanti speciali che
sostengono gli alunni con difficoltà nell'apprendimento. L’azione di aiuto può essere individuale, rivolta a un piccolo gruppo in classe o in un’aula diversa. Oggi, per esempio, un gruppetto di otto alunni
di diverse nazionalità, cinesi, russi, nigeriani, estoni, ciascuno munito di cuffiette lavora per acquisire la
competenza linguistica in finlandese in un’aula attrezzata come un laboratorio
linguistico.
Accanto
al gruppo degli insegnanti lavorano uno psicologo, un assistente sociale, un
infermiere e un addetto alla salute. Il compito di quest'equipe è quello di sostenere i bambini prima e gli
adolescenti poi nelle buone abitudini di vita sana.
Proseguiamo
il giro. Visitiamo i laboratori, dove gli allievi imparano a lavorare il legno
o a usare una macchina per cucire, si
passa poi alla sala di musica, un gruppo classe è impegnato nelle prove. Quello
che ci colpisce è la serenità e il senso di benessere che si respira a scuola.
Le scuole
finlandesi organizzano l’insegnamento in blocchi orari di 75 minuti di lezione,
ciascuna seguita da 15 minuti di intervallo. Gli studenti non hanno quasi mai
due lezioni consecutive senza intervallo e, nella scuola primaria, gli
intervalli si svolgono all’esterno, all’aperto, sia che ci sia il sole sia che
piova o nevichi. Nella stessa giornata non possono esserci più di quattro diverse
discipline.
I ragazzi chiamano sempre gli insegnanti per nome e possono
parlare liberamente con loro.
Dev’essere chiaro, però, per gli allievi e le allieve che
l’insegnante è colui o colei che "dirige” l’apprendimento e ogni altra
attività scolastica e quindi merita rispetto. D’altra parte è fondamentale
anche che gli insegnanti ascoltino quelli che sono i desideri e le aspettative
dei ragazzi. Si tratta di trovare un giusto equilibrio tra confidenza e
rispetto reciproco, in cui ciascuno abbia chiaro il proprio ruolo, e quindi le
proprie responsabilità e i propri doveri.
Già responsabilità e autonomia: alla fine del primo ciclo di
studio gli alunni devono saper caricare la lavatrice, stirare una camicia
o preparare un pasto.
Non è sempre stato così però: fino agli inizi degli anni 70 il
sistema scolastico era quasi identico a quello italiano prima dell’istituzione
della scuola media unica nel 1962: dopo cinque anni di scuola elementare uguale
per tutti la possibilità era di frequentare un ginnasio liceo o di avviarsi
all’istruzione professionale. Pochi andavano al liceo-ginnasio, la maggioranza
andava a lavorare e una piccola parte poteva ricevere una formazione
professionale semplice di un paio d’anni, la proporzione dei laureati, era
assai bassa e la maggioranza della popolazione aveva solo una licenza di scuola
elementare. La Finlandia era un paese povero. Nel 1972 si decise di riformare totalmente il sistema
scolastico adottando il modello scandinavo, ossia quello che si potrebbe
definire un modello a due livelli: una scuola di base unica, di nove anni un
insegnamento secondario superiore corto di tre anni. All'inizio si scelse un modello ibrido di scuola unica, con gruppi
omogenei per abilità d’apprendimento alla fine della scuola di base. Questa differenziazione
fu abolita a metà degli anni Ottanta. Da allora in poi, la scuola di base, che
inizia a sette anni e finisce a 16, è unica e uguale per tutti. Avere investito
nella scuola e nell' istruzione ha permesso alla Finlandia di passare da un'economia
agricola e meccanica ad un'economia impostata
sulle nuove tecnologie della conoscenza, vedi Nokia per la produzione di
cellulari o sul design, Marimekko, brand della moda, o ancora Ittala specializzata negli accessori per la casa. Insomma ha funzionato la politica del buon padre di
famiglia: abbiamo poche risorse, investiamo sull'educazione e sulla conoscenza.
Oggi il reddito medio annuo pro capite è attorno a 49 mila dollari e secondo la rivista Newsweek la Finlandia è
uno degli stati più competitivi e più pacifici al mondo. Perdipiù secondo il
World Happiness Report dell’Onu è tra i paesi più felici del mondo. Noi siamo
quarantasettesimi.
Al ritorno da questa visita il gruppo di
insegnanti visitatori è numeroso. Veniamo dall'Italia, dalla Spagna, dalla
Grecia, dalla Bulgaria ma anche dalla Germania
e tutti ci poniamo la stessa domanda, ma il modello finlandese è esportabile? La
discussione è coinvolgente ma tutti siamo scettici su quest'ipotesi, peccato
però perché nelle metodologie applicate un po' di Belpaese c'è. Sono le teorie
di Maria Montessori, tanto studiata e apprezzata dagli insegnanti finlandesi.
Ina Galioto, Giusi Provino