sabato 10 novembre 2018

Cronache da Helsinki (2)


Oggi destinazione Mattlidens skola, l'istituto si trova nella vicina città di Espoo. Inutile parlare  dei trasporti, metropolitana, autobus,  in perfetto orario. Verrebbe fuori l'anima meridionale che invidia l'efficienza nordica. Arriviamo alle 9 e troviamo tutti gli alunni in classe, fuori dalle aule cappotti e scarpe. Mattlidens è quello che noi definiremmo un istituto comprensivo, con asilo nido, scuola materna, elementare e scuola media inferiore e superiore.
 In tutto sono circa 700 gli alunni e un'ottantina gli insegnanti . L'edificio è colorato, grande, accogliente.
All'ingresso troviamo ampi corridoi, dei ragazzi studiano  a gruppetti di due o tre, comodamente sdraiati su divani. Qualcuno si toglie le scarpe e con le gambe accavallate lavora al computer .
Ci riceve Carita Nyberg,  la vicepreside. Carita è di madrelingua svedese, così come   la maggioranza degli studenti dell’istituto. La scuola è una scuola pubblica speciale. E’ in svedese infatti  che tutte le altre discipline sono insegnate e il finlandese si studia come seconda lingua. Dalla seconda elementare, quindi dagli otto anni d’età, si studia l’inglese, che tutti utilizzano qui con naturalezza, anche la signora Nyberg. Dunque gli allievi della scuola sono in prevalenza figli di famiglie miste – svedesi-finlandesi -, ma anche semplicemente ragazzi che vogliono essere in grado di padroneggiare entrambi i sistemi linguistici. Chi parla lo svedese trova più facilmente lavoro ed ha più possibilità di carriera. Tutto in Finlandia,  dalle targhe delle strade alle indicazioni al supermercato è scritto nelle due lingue e la Svezia, a lungo in passato tirannica dominatrice del paese, è il primo partner commerciale dei finlandesi.
Carita, a questo punto ci affida ad un gruppo di alunni che ci guideranno nella visita alla scuola. Età media 16 anni, senza difficoltà rispondono in inglese a tutte le nostre domande.
Al fianco degli insegnanti delle discipline  ci sono degli insegnanti speciali che sostengono gli alunni con difficoltà nell'apprendimento. L’azione di aiuto può essere  individuale, rivolta a un  piccolo gruppo in classe  o in un’aula diversa.  Oggi, per esempio, un gruppetto di otto alunni di diverse nazionalità, cinesi, russi, nigeriani, estoni, ciascuno  munito di cuffiette lavora per acquisire la competenza linguistica in finlandese in un’aula attrezzata come un laboratorio linguistico.

Accanto al gruppo degli insegnanti lavorano uno psicologo, un assistente sociale, un infermiere e un addetto alla salute. Il compito di quest'equipe   è quello di sostenere i bambini prima e gli adolescenti poi nelle buone abitudini di vita sana.
Proseguiamo  il giro. Visitiamo i laboratori,  dove gli allievi imparano a lavorare il legno o a usare una macchina per cucire,  si passa poi alla sala di musica, un gruppo classe è impegnato nelle prove. Quello che ci colpisce è la serenità e il senso di benessere che si respira a scuola.
 Le scuole finlandesi organizzano l’insegnamento in blocchi orari di 75 minuti di lezione, ciascuna seguita da 15 minuti di intervallo. Gli studenti non hanno quasi mai due lezioni consecutive senza intervallo e, nella scuola primaria, gli intervalli si svolgono all’esterno, all’aperto, sia che ci sia il sole sia che piova o nevichi. Nella stessa giornata non possono esserci più di quattro diverse discipline.
I ragazzi chiamano sempre gli insegnanti per nome e possono parlare liberamente con loro.
Dev’essere chiaro, però, per gli allievi e le allieve che l’insegnante è colui o colei che "dirige” l’apprendimento e ogni altra attività scolastica e quindi merita rispetto. D’altra parte è fondamentale anche che gli insegnanti ascoltino quelli che sono i desideri e le aspettative dei ragazzi. Si tratta di trovare un giusto equilibrio tra confidenza e rispetto reciproco, in cui ciascuno abbia chiaro il proprio ruolo, e quindi le proprie responsabilità e i propri doveri.
Già responsabilità e autonomia: alla fine del primo ciclo di studio gli alunni devono saper caricare la lavatrice, stirare una camicia o  preparare un pasto.
Non è sempre stato così però: fino agli inizi degli anni 70 il sistema scolastico era quasi identico a quello italiano prima dell’istituzione della scuola media unica nel 1962: dopo cinque anni di scuola elementare uguale per tutti la possibilità era di frequentare un ginnasio liceo o di avviarsi all’istruzione professionale. Pochi andavano al liceo-ginnasio, la maggioranza andava a lavorare e una piccola parte poteva ricevere una formazione professionale semplice di un paio d’anni, la proporzione dei laureati, era assai bassa e la maggioranza della popolazione aveva solo una licenza di scuola elementare. La Finlandia era un paese povero. Nel 1972 si decise di riformare totalmente il sistema scolastico adottando il modello scandinavo, ossia quello che si potrebbe definire un modello a due livelli: una scuola di base unica, di nove anni un insegnamento secondario superiore corto di tre anni. All'inizio si scelse  un modello ibrido di scuola unica, con gruppi omogenei per abilità d’apprendimento alla fine della scuola di base. Questa differenziazione fu abolita a metà degli anni Ottanta. Da allora in poi, la scuola di base, che inizia a sette anni e finisce a 16, è unica e uguale per tutti. Avere investito nella scuola e nell' istruzione ha permesso alla Finlandia di passare da un'economia agricola e meccanica  ad un'economia  impostata  sulle nuove tecnologie della conoscenza, vedi Nokia per la produzione di cellulari  o sul design,  Marimekko, brand della moda,  o ancora Ittala specializzata negli accessori per la casa. Insomma ha funzionato la politica del buon padre di famiglia: abbiamo poche risorse, investiamo sull'educazione e sulla conoscenza.
Oggi il reddito medio  annuo pro capite è attorno a 49 mila dollari   e secondo la rivista Newsweek la Finlandia è uno degli stati più competitivi e più pacifici al mondo. Perdipiù secondo il World Happiness Report dell’Onu è tra i paesi più felici del mondo. Noi siamo quarantasettesimi.
Al ritorno da questa visita il gruppo di insegnanti visitatori è numeroso. Veniamo dall'Italia, dalla Spagna, dalla Grecia, dalla Bulgaria ma anche dalla Germania  e tutti ci poniamo la stessa domanda,  ma il modello finlandese è esportabile? La discussione è coinvolgente ma tutti siamo scettici su quest'ipotesi, peccato però perché nelle metodologie applicate un po' di Belpaese c'è. Sono le teorie di Maria Montessori, tanto studiata e apprezzata  dagli insegnanti finlandesi.

Ina Galioto, Giusi Provino



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